lunedì 23 marzo 2015

Valore probatorio della CTU (da www.condominioweb.com)

Nell'ambito di un giudizio civile qual è il valore probatorio che si può attribuire al lavoro del consulente del giudice?
La questione non è di poco conto, in quanto non è raro che i giudici nominino un proprio consulente tecnico ed è altrettanto ricorrente la “tentazione” delle parti di fare affidamento sul lavoro dell'esperto.
Le cose, tuttavia, non sempre possono andare così anche se alle volte non possono andare diversamente. Una sentenza resa dalla Corte di Cassazione nel mese di febbraio 2015 (sent. n. 2761 del 12 febbraio 2015) troviamo la motivazione di quest'affermazione che sembra un gioco di parole.
Rifacendosi ad una pronuncia resa nel 2011 dalle Sezioni Unite, la Terza Sezione Civile ha ricordato che “pur non essendo la consulenza tecnica d'ufficio qualificabile come mezzo di prova in senso proprio e non potendo essere utilizzata per sgravare le parti dai loro oneri probatori, è consentito affidare al consulente non solo l'incarico di valutare i fatti accertati o dati per esistenti (cosiddetta consulenza deducente), ma anche quello di accertare i fatti stessi (cosiddetta consulenza percipiente), quando si tratta di fatti che la parte ha dedotto e posto a fondamento della sua domanda ed il cui accertamento richiede specifiche cognizioni tecniche (si veda tra le altre, Cass. 13 marzo 2009, n. 6155)”.
Come dire: di base il ruolo del consulente è quello di valutare per il giudice il materiale prodotto dalle parti. Esempio: Tizio impugna il rendiconto condominiale lamentando erroneità nel piano di ripartizione nonché l'inserimento nel medesimo di spese non inerenti la gestione del condominio.
Nell'avanzare queste doglianze Tizio non può limitarsi a dedurle senza indicarle precisamente sperando che il giudice nomini un CTU che svolga questo lavoro. Tizio deve comunque mettere in evidenza i propri assunti, al CTU spetterà, al massimo, il compito di valutare per conto del giudice le rimostranze dell'impugnante. Insomma in casi normali il lavoro del consulente serve, sostanzialmente, a supportare il giudice rispetto ad argomenti tecnici dei quali il magistrato non ha specifica competenza.
La stessa sentenza tuttavia va oltre e dice che non sempre ciò è possibile e può accadere che il ruolo della CTU si espanda. Ciò è possibile allorquando “la complessità della ricostruzione della situazione in cui l'illecito si sia consumato e la diversità delle possibili opzioni tecniche in base alle quali individuare gli elementi decisivi al fine d'identificare e quantificare le conseguenze pregiudizievoli dell'illecito possono giustificare l'affidamento al ctu dei compiti di accertamento, (v. Sez.Un. n.30175/2011 in motivazione)” (Cass. 12 febbraio 2015 n. 2761).
Insomma alle volte, si pensi alle cause aventi ad oggetto gravi difetti degli immobili, il lavoro del consulente diviene fondamentale per giungere ad una ricostruzione chiara dello stato dei fatti, in termini tecnici di assunzione di responsabilità.
Resta sempre ferma l'utilità di affidarsi ad un consulente tecnico di parte che spesso svolge un ruolo di valido ausilio per il consulente d'ufficio e per il legale.




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