LA
GESTIONE DELLE CONTROVERSIE (IN AMBITO CONDOMINIALE E NON...) di
Simone Scartabelli
Il
mio intervento all'interno del Geo-Day aveva l'intento (dichiarato)
di provocare una reazione verso un aspetto insolito ed inusuale della
nostra professione: quello della negoziazione e della gestione dei
conflitti. Aspetto tanto più insolito quanto ricorrente nella nostra
quotidiana vita professionale, all'esterno o all'interno dei nostri
studi. Pensiamo per un attimo con quanti conflitti e con quante
possibili controversie ci troviamo a confrontare ogni giorno.
Definire
il conflitto non é esercizio semplice né univoco; i conflitti
hanno, infatti, molteplice natura e le interpretazioni sulle loro
modalità sono le più svariate. E' opinione diffusa (ormai univoca)
che la soluzione amichevole e soddisfacente dei conflitti non possa e
non debba basarsi sul solo istinto di chi gestisce la lite ma meriti
un approfondimento ed una preparazione specifica per poter essere
concretizzata. E la crescita del nostro approccio alla corretta
risoluzione dei conflitti non può passare che per lo studio serio
della materia in modo che possa diventare professionale. La riforma
delle libere professioni ha portato (e lo farà ancor più
pesantemente negli anni a venire) ad una evoluzione e ridefinizione
delle professioni stesse, obbligandoci a fare sforzo di creatività e
voglia di innovare. L'allargamento delle conoscenze può
rappresentare un'opportunità che porta la figura del geometra a
percorrere strade raramente battute nei tempi passati.
Trovarsi
a dover affrontare le dinamiche relazionali, acquisendo più
informazioni possibili che ci consentano una negoziazione
professionale ed efficace, non basata sulla estemporaneità, ci
obbliga a acquisire quegli strumenti che ci permetteranno di
rendere meno irto il percorso verso il superamento del conflitto ed
il conseguente raggiungimento di un accordo; nel tentativo di
raggiungerlo ci troveremo in contatto con persone “difficili”:
conoscendo i diversi approcci che queste tipologie di personalità
comportano, avremo maggiori chance di interagire con loro, al fine di
condurle verso una soluzione condivisa del conflitto che stanno
vivendo.
Come
negoziatori dovremo considerare che la comunicazione con gli altri é
una interazione bi-direzionale, consci che così come noi osserviamo
le parti che animano una controversia, o i condomini in una riunione
dove deve essere deliberata una importante decisione, anche gli altri
ci guardano, codificando, a volte anche inconsapevolmente, i nostri
atteggiamenti, il nostro linguaggio verbale, non verbale o
paraverbale. Essere consapevoli di questo assunto é il primo passo
mosso sulla strada che porta a costruire un rapporto di fiducia con
gli altri ed a creare empatia con loro. Dobbiamo perciò pensare ed
agire in termini di reciprocità: come parlo, come gesticolo, come mi
approccio a chi mi sta di fronte, costituirà, per gli altri, un
elemento significativo al quale daranno un riscontro e che produrrà
un effetto, e questo sarà tanto più importante ed efficace quanto
riuscirà a farci entrare in empatia con gli altri.
La
parola empatia
deriva dal greco empatéia,
é composta da en-,
"dentro", e pathos
"sofferenza o sentimento", e viene definita come
“l'attitudine a offrire la propria attenzione per un'altra persona,
mettendo da parte le preoccupazioni e i pensieri personali. La
qualità della relazione si basa sull'ascolto non valutativo e si
concentra sulla comprensione dei sentimenti e bisogni fondamentali
dell'altro”. L'importanza di entrare in empatia con le parti sta
nel fatto che possedere uno strumento così forte servirà per
gestire le percezioni, le emozioni e la comunicazione fra le parti
stesse. Uno sforzo che ci vedrà impegnati come negoziatori nel
portare il problema dalla percezione egocentrica «io e il mio
problema», verso l'assunto «noi e il nostro problema». Chiudo
questo breve articolo con una speranza ed una certezza: la speranza é
quella che i pochi concetti qui espressi siano da stimolo per
sollecitare e solleticare la curiosità di chi legge o di chi era al
convegno, in modo da approfondire un aspetto così potenzialmente
importante della nostra professione. La certezza é invece costituita
dalla sempre crescente necessità di sapere e prepararsi per poter
ampliare gli orizzonti delle nostre conoscenze e delle possibilità
professionali. Concludo con un proverbio africano dell'etnia bahumbu,
che sublima gli sforzi e l'impegno di ognuno di noi nella soluzione
dei conflitti:
“Per
comporre una lite non si porta un coltello che taglia, ma un ago che
cuce“.
Simone
Scartabelli
geometra
libero professionista, mediatore, CTU e formatore
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